Kintsugi: antichi legni in antichi vicoli
Claudio accarezza un grande frammento di legno annerito e quasi fossilizzato dal tempo, le sue dita assaggiano le venature sporgenti, i nodi, le spaccature, gli incavi nascosti, le larghe cicatrici. Il tatto, l’olfatto, la vista sono coinvolti e concentrati alla ricerca di un perché, di una verità creativa: l’opera è già lì, nata nella mente visionaria dell’artista. Ora deve solo raccoglierla, pulirla e curarla, come un animale ferito. Così, con profondo rispetto, replica e interpreta il rituale giapponese del Kintsugi.
Claudio Marziali utilizza il metodo Kintsugi con un atteggiamento contemporaneo: è la bellezza della materia, il legno, e l’incontro con la straordinaria cultura giapponese a dare vita a sculture che accarezzano il passato per fondare il presente. Claudio con delicatezza risana le fratture e le cicatrici del legno, le ripara con foglia oro riportando a nuova vita gli antichi frammenti che assurgono a totem contemporanei. A volte la ferita è talmente profonda che il balsamo dell’oro non è sufficiente. Allora c’è il rosso, ricordo arcaico di terre ricche di ematite, simile a sangue. A volte il nero, ricordo di carboni, traccia di fuochi ancestrali. Tronchi scavati di betulla, di faggio o carpino, di quercia, o tronchi sezionati di pioppo, tiglio, di castagno, tasso o ciliegio, risanati con foglia oro e tracce di colore si ergono come colonne fragili, o diventano enormi occhi con i quali riscoprire il mondo.
(Maria Beatrice Bonzani)