Il Talacimanno di Gandino
Una storia di uomini, fede e devozione. Gandino, in provincia di Bergamo, è un borgo che conserva tradizioni millenarie. Nei giorni della Settimana Santa che precedono la Pasqua alcuni volontari della comunità si sostituiscono alle campane, che restano mute. Richiamano i fedeli dall’alto del campanile della Basilica con l’uso della “tola” e con la possente voce del Talacimanno. Un termine quest'ultimo con cui Ludovico Ariosto ha definito i “muezzin d’occidente” nell'Orlando Furioso.
Sabato 29 aprile alle 20.45 nel Cinema Teatro Loverini viene presentato il cortometraggio “Il Talacimanno di Gandino”, realizzato dal giornalista videomaker Paolo Colleoni. “In tanti anni di attività –spiega - ho spesso incontrato l’unicità e l’originalità di una storia senza tempo, che vede alcuni volontari sostituirsi alle tradizionali campane, richiamando i fedeli dall’alto del campanile della Basilica con la “tola” e la voce. Non si tratta di una semplice tradizione, ma di un profondo sentimento che unisce le generazioni. Da qui l’idea di realizzare un documentario che possa raccontare, soprattutto per immagini, una storia di fede che è storia di uomini. Tutti coloro che sono stati coinvolti nelle riprese sono effettivi protagonisti di questa tradizione, con ruoli che spesso si tramandano nei secoli”. Principali protagonisti sono Fulvio Masinari, Celestino Caccia ed Emanuele Bertocchi, che da anni coordinano il proprio impegno per garantire la salvaguardia di questo rituale. Un cameo è riservato a mons. Gaetano Bonicelli, Arcivescovo emerito di Siena. Per le riprese è stata utilizzata una “tola” originale, vecchia almeno di tre secoli. Essa viene scossa con forza a cadenza di passo, soffermandosi ad ogni angolo del campanile. L’ultimo giro di annuncio, detto “butì”, viene fatto suonando a raganella, cioè con ritmo continuato. Il Talacimanno grida “Ave Maria” oppure “Pater”, “Funziù” e “Via Crucis” per preannunciare i momenti del giorno o le celebrazioni. L’idea delle urla, dall’alto dei 73 metri del campanile della Basilica di Santa Maria Assunta, ricorda lo stile dei muezzin visti dai mercanti gandinesi di pannilana sui minareti d’Oriente. La serata di presentazione sarà introdotta dalla riflessione “Il senso di un silenzio” proposta da don Ferruccio Garghentini, prevosto di Gandino.