Cookie Consent by Free Privacy Policy Generator website Incontro del gruppo di lettura "Il passato presente": "Il formaggio e i vermi" di Carlo Ginzburg
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Incontro del gruppo di lettura "Il passato presente": "Il formaggio e i vermi" di Carlo Ginzburg

19/06/23 18:30

La storia è dappertutto, nelle strade, nei musei, nei nostri comportamenti quotidiani. Da qualche anno, anche le lezioni di storia hanno abbandonato i banchi di scuola per diventare eventi, podcast, trasmissioni televisive. Con questo gruppo di lettura vogliamo approfondire alcuni temi storici usando mezzi che vadano oltre il classico manuale, in una serie di incontri da organizzare insieme.

Nel secondo appuntamento Parleremo di "Il formaggio e i vermi" di Carlo Ginzburg e del film "Menocchio" di Alberto Fasulo. Il film è disponibile GRATUITAMENTE su Rayplay.

IL LIBRO: "Pubblicato per la prima volta nel 1976, «Il formaggio e i vermi» narra la vicenda del mugnaio friulano Domenico Scandella, detto Menocchio, messo a morte dall'Inquisizione alla fine del Cinquecento. La sua storia ha fatto il giro del mondo, mostrando come sia possibile, attraverso gli archivi inquisitoriali, cogliere le voci di individui che spesso non compaiono, o compaiono solo in maniera indiretta, nella documentazione storica: dai contadini alle donne. Il mugnaio Menocchio era senza dubbio una figura straordinaria, percepita come anomala anche dai suoi compaesani; l'ampiezza delle sue letture, la ricchezza delle sue reazioni ai libri, l'audacia delle sue idee non finiscono di stupire. Ma anche un caso eccezionale (qui sta la scommessa del libro) può gettar luce su problemi di vaste dimensioni: dalla sfida alle autorità in una società preindustriale all'intreccio fra cultura orale e cultura scritta. Come chiarisce la nuova postfazione, «Il formaggio e i vermi» è stato letto retrospettivamente come un esempio di microstoria. Ma lo scopo di quest'esperimento di scrittura della storia era, ed è, quello di far arrivare al lettore la voce di Menocchio: «Io ho detto che, quanto al mio pensier et creder, tutto era un caos, cioè terra, aere, acqua et foco insieme; et quel volume andando così fece una massa, aponto come si fa il formazo nel latte, et in quel deventorno vermi, et quelli furno li angeli...»." [ dalla quarta di copertina]

IL FILM: "La parola, il processo, l'abiura. E poi, fuori campo, il ritorno e la resistenza che si confonde con il declino. Nel mettere in scena la storia di Domenico Scandella, detto Menocchio, mugnaio friulano che nel 1584 viene processato per eresia, Alberto Fasulo sceglie di concentrarsi sul processo, il momento pubblico dove le strategie della Chiesa convergono per esercitare il potere, dove gli amici scivolano nel tradimento e dove la parola è l'unica arma a disposizione di chi si deve difendere. Il processo è anche l'unico momento documentato con certezza (Fasulo ha collaborato con lo storico Andrea Del Col), quello che offre elementi da analizzare e appigli concreti su cui ragionare. Da qui veniamo a conoscenza della originale cosmogonia di Menocchio, del suo concreto scetticismo su alcuni dogmi discutibili, della sua consapevolezza di stare dalla parte dei poveri e della battaglia retorica con cui si oppone all'implacabile dispositivo inquisitorio. Su questa base Fasulo lavora con semplicità, utilizzando la fisicità del non attore Marcello Martini per eccedere le parole, per dare loro un indirizzo, un peso e un dolore. Menocchio è solo davanti ai giudici e, un po' paradossalmente, solo anche di fronte alla comunità di cui è stato per tanti anni guida. La pressione sociale è forte quanto la censura dei giudici, la reputazione importante quanto il giudizio: quello che vediamo è un processo politico che Fasulo rende con intelligenza drammaturgica e grande modernità di approccio. Attraversa rapidamente il campo astratto dell'accertamento della verità e si concentra sull'umanità di un individuo che resiste, si piega, mette in discussione la propria capacità di leadership, sopravvaluta la propria resistenza nel tempo. Menocchio è un film contemporaneo almeno quanto è storico, guarda all'eretico friulano del cinquecento con gli occhi di oggi, inquadra lui per parlare di sé e di noi. Un film umanissimo, lucido e illuminante." [Luca Mosso, Tutto Milano, 8 novembre 2018]

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