Oh... Tu che mi suidici!!!
Al Monastero del Carmine di Bergamo, dal 10 al 17 marzo 2024, si terrà “Gli Orienti di Artaud”, otto giorni di incontri, conferenze, esposizioni, proiezioni e spettacoli che il Teatro Tascabile dedica ad Antonin Artaud e alla sua relazione con il teatro balinese.
Artaud è stato poeta, attore, visionario, che per più di un secolo è stato studiato e discusso, per via delle sue affermazioni radicali e delle sue immagini, bellissime e difficili da decifrare proprio per la loro concretezza, che le rende ardue per chi non abbia avuto esperienze simili.
Nell’agosto del 1931, in occasione dell’Esposizione coloniale di Parigi, Artaud assisté ad uno spettacolo di teatro danza balinese che fu per lui una rivelazione, un incontro sulla via di Damasco.
Artaud non era un sognatore, un inventore di metafore. Usava la lingua con l’attenzione di un poeta. Poneva al teatro domande che gli venivano dalla scontentezza del presente. Ed è stato capace di riconoscere di colpo l’essenzialità di quel che gli poteva venire da una cultura teatrale lontanissima.
Un’idea fisica e non solo verbale del teatro è un tema centrale per il Tascabile, che indaga le tradizioni secolari dei teatri asiatici cercandovi risposte e soluzioni pratiche alle problematiche della scena contemporanea occidentale.
Il 15 marzo andrà in scena "Oh... Tu che mi suicidi!" con Antonello Cassinotti e Giancarlo Locatelli, liberamente tratto da Van Gogh il Suicidato della Società di Antonin Artaud.
Lo spettacolo vede la partecipazione di Antonello Cassinotti (voce, campana, spring drum) e Giancarlo Locatelli (clarinetto contralto, campane).
Qualche giorno prima dell’inaugurazione di una retrospettiva parigina dedicata a Van Gogh nel 1947, il gallerista Pierre Loeb suggerì ad Antonin Artaud di scrivere un testo sul pittore. Contraddicendo la tesi dell’alienazione, Artaud s’impegnò a dimostrare come la lucidità suprema di Van Gogh turbasse le normali coscienze. Nell'estremo tentativo di impedirgli di pronunciare "insopportabili verità", coloro che si sentivano minacciati dalla sua pittura, spinsero l’artista al suicidio. In virtù di una pubblicazione, Artaud era solito dettare i propri appunti, che poi rileggeva, correggeva e ri-correggeva. In questa rappresentazione la voce Artaud di Cassinotti relaziona di Van Gogh in una sorta di conferenza-spettacolo che vuole mettere sullo stesso piano tutte le anime creative che non trovano, come il triste pittore, una ragione d'essere in questa società malata di protagonismo.
Sono anni che Giancarlo Locatelli e Antonello Cassinotti indagano la figura e le teorie sull'arte vivente di Antonin Artaud realizzando performance e spettacoli e cercando di metterle in pratica e in scena. Un'arte, la sua, teatrale ma anche poetica e sotto alcuni aspetti, neanche troppo velatamente musicale, che vuole espropriare al testo la sua egemonia, ma che si serve anche del testo per ri-comporre l'inesprimibile. È questa per i due un'altra occasione d'indagine per esplorare l'intricato universo di questo poeta, un tassello del progetto Artaud, un puzzle, uno dei tanti passi fatti attorno alla sua figura che rimane per noi uno stimolo ancora vitale. A Locatelli e Cassinotti interessa esplorare le possibili relazioni tra il teatro e la musica in una ricerca che intende tradurre la crudeltà in rigore espressivo, senza per questo ovviare l'emotività e la profonda tensione dello stare in scena creando quindi forme ma abitandone i contenuti.